Descrizione
Le strumentalizzazioni politiche degli ultimi giorni relative all’arrivo, sul nostro territorio di 12 richiedenti asilo, che la scorsa notte hanno dormito sulle scale del Duomo, sono assolutamente vergognose e frutto di ignoranza o malafede sulla materia e anche per questo non possiamo esimerci dal fare, ancora una volta, chiarezza sulla situazione. Il Comune, pur non avendo competenza in merito, è immediatamente intervenuto sia per garantire la dignità di queste persone che il decoro della città e ha trovato loro una collocazione temporanea in una struttura in co-gestione tra Comune e Caritas, nelle more del loro eventuale ingresso nel CAS, il centro di accoglienza straordinaria di competenza, per legge, della Prefettura. Ma questa situazione, purtroppo, come tante altre, è frutto di un vuoto normativo che evidenzia, ancora una volta, la necessità di uscire dalla logica dell’emergenza e affrontare il tema dell’immigrazione in maniera strutturata e potenziando gli strumenti a disposizione dei Comuni”.
Così il Sindaco Gianguido D’Alberto e l’Assessore al Sociale Stefania Di Padova, che intervengono sulla questione dei 12 cittadini stranieri richiedenti asilo arrivati improvvisamente e senza programmazione sul territorio nei giorni scorsi, al fine di chiarire la situazione.
Dagli accertamenti effettuati dalla Questura i 12 migranti sono richiedenti asilo, indigenti, in attesa di entrare nel CAS. Da quanto riferito al Comune questi ultimi, dopo essere arrivati in Italia, presumibilmente nel comune di Milano, sarebbero stati dirottati a Teramo attraverso canali non istituzionali.
“Non è la prima volta che dei migranti arrivati via terra sul territorio italiano si trasferiscono, con un percorso che meriterebbe sicuramente un approfondimento da parte delle autorità competenti, sul territorio teramano – spiegano i due amministratori - dove presentano poi la domanda di asilo. Ora, per via di un vuoto normativo di responsabilità esclusivamente dello Stato, nelle more del loro eventuale inserimento all’interno del CAS, dove spesso non c’è nemmeno disponibilità di posti, restano sul territorio senza avere alcuna collocazione e senza alcuna rete familiare o amicale. Questo crea, ovviamente, situazioni difficilmente gestibili per i Comuni, che non hanno competenze in merito. L’assistenza sociale, infatti, è destinata alle persone regolarmente residenti sul territorio o che rientrano ufficialmente nei percorsi di accoglienza e le amministrazioni locali non hanno altri strumenti con cui intervenire. Come Amministrazione, anche in questo caso, ci siamo immediatamente attivati trovando una soluzione provvisoria ma è ovvio che senza un intervento normativo queste situazioni, che interessano tutti i Comuni, rischiano di diventare sempre più numerose e creare situazione di allarme sociale”.
Situazioni che evidenziano, secondo i due amministratori, la necessità di colmare quelle falle normative che rendono difficoltosa la gestione della prima accoglienza e di tornare ad accogliere nel SAI (il sistema di accoglienza e integrazione in capo ai Comuni) anche i richiedenti asilo, anche alla luce del nuovo Patto europeo per le migrazioni.
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Ultimo aggiornamento: 21 luglio 2025, 10:22